Campo mobile Lagorai del Clan Al Bazar
Poi la pioggia
Clan Al Bazar. 24 luglio. Campo mobile. Lagorai.
Fatica.
È forse l'unica parola che si ripete in ogni bocca ogni giorno.
Fatica.
La trovi nelle gocce di sudore, sulla fronte di chi ha scelto di partire per riscoprire nel "fare strada assieme" quella pace, quella tranquillità, quella gioia di esserci, quella unità che forse durante l'anno sembrava essersi dissolta...
Fatica.
Può essere così pressante, così forte, da togliere il respiro, da strapparti via un tuo compagno stremato, da domandarti "che ci fai qui?", da rinunciare ad un fuoco serale, ad una chiacchierata spensierata per riposarti e ripararti all'istante in un ovattato sacco a pelo, non osando rivolgere lo sguardo agli spruzzi di neve che a 2000 metri ti fiancheggiano nonostante l'estate ormai inoltrata.
Poi la pioggia.
L'elemento che sottovaluti, quello che oltre ai vestiti, appesantisce anche il morale.
Poi la pioggia.
Trovi un rifugio, sperduto, abbandonato in chissà quale cima, ricordarsi i nomi ora non ha più senso; qualcuno dice la Provvidenza, altri entrano e basta ansiosi di provare la sensazione, un po' smarrita per strada, di sentirsi protetti fra delle mura.
Poi la pioggia.
Animazione, canti, sorrisi, il clan sembra avere ritrovato l'unità di un tempo in quella notte, e nella notte dopo, e in quella dopo ancora...
La neve che sarà mai ora? La fatica si trasforma vitalità
Il buon umore ci riallaccia più forti di prima, più sicuri, più certi delle nostre scelte.
C'è chi dice il caso, altri la fede. Io ringrazio tutti e due.
Ringrazio la pioggia.
Ringrazio di aver appreso l'importanza di saper apprezzare ciò che si ha; un bagno caldo, un letto, delle mura...
Ringrazio il clan che rende ogni anno le sue avventure indelebili.
Ringrazio il clan Al Bazar perché ha compreso come non sono gli agenti esterni che determinano il nostro cammino, ma noi stessi, la nostra determinazione.
Grazie.
Filippo Pasqualetto - Clan Al Bazar
© Parrocchia di Carpenedo - Mestre (VE)