Se il don Vecchi non è disponibile Aquila e Priscilla, va a Bologna!
relazione di Grazia a Renzo Franceschini
A volte non riusciamo a capire se c'è premeditazione o solo coincidenza, comunque dell'azione medianica di Don Marco con lo Spirito Santo tutti ne siamo sempre stati convinti.
In questa occasione poi, quando attraverso il Cappellano ci ha chiesto: «Siete liberi domenica 23 per andare a Bologna?» (sapendo vagamente "a fare cosa" perché avremo dovuto deciderlo strada facendo), non abbiamo potuto dire: "No, siamo impegnati ... in altri deserti!".
In macchina ci è finalmente dato sapere che noi non siamo i "prescelti" come Filippo (At, capitolo 8), ma più semplicemente quelli con figli grandi e quindi più disponibili a lasciarli a casa senza patemi d'animo (Adriano Molina a parte) e che i coniugi Molina avrebbero avuto un ruolo storico, mentre noi più legato alle new entry, per esporre, con l'estemporaneità tipica di chi è navigato a parlare a braccio, come viene organizzato il lavoro e gli incontri dei gruppi famiglie presso la nostra Parrocchia di Carpenedo.
Il momento di panico è stato abilmente mascherato ...
Per farci entrare nel clima giusto, Don Marco ci ha raccontato che è legato da un grande affetto alla comunità di Corticella, soprattutto per l'esperienza che dal dopoguerra questa Parrocchia vive attraverso la gestione della Casa della Carità, nata per aiutare dei disabili della zona considerati, non come degli emarginati, ma come un bene prezioso ed un segno della presenza di Dio.
A questo scopo si sono attivate delle giovani suore (il cui ordine ha questo specifico incarico) e dei volontari che a turno accudiscono, anche nei bisogni primari, queste persone meno fortunate.
Da sottolineare che alcuni giovani della Parrocchia di Carpenedo hanno avuto e continuano ad avere all'interno un'esperienza di volontariato.
Così, in una stupenda giornata primaverile ci siamo ritrovati a Corticella in provincia di Bologna e siamo stati accolti in un cerchio formato nel cortile della parrocchia da gente solare, con un canto ed una preghiera letta dai bambini, nella semplicità più assoluta, senza deserti, senza miracoli da fare.
Beh, tutto qui? Cosa è cambiato dal solito? Solo il fatto che siamo saliti in un edificio fino all'ultimo piano, anziché scendere nei sotterranei del Don Vecchi!
Ci è sembrato proprio di essere nel nostro patronato con il gruppone Aquila e Priscilla (anche se loro in seguito ci avrebbero sottolineato a malincuore che mancavano parecchie persone). Genitori con figli piccolissimi in braccio o in carrozzina, altri che avevano affidato i più grandicelli al babysitteraggio, ma che comunque andavano e venivano per rassicurarsi che mamma e papà fossero attenti e che tutto procedesse bene.
Don Mario Cocchi, dallo spiccato accento bolognese e, a detta di Don Marco, un tipo "tosto", ci ha fatto riflettere su quanto possa essere bello condividere le esperienze, (anche se, a conti fatti, noi ci siamo sentiti un po' come "i primi della classe"), raccontando che la loro è una comunità di ben 8.500 anime e una storia di cristianità ben radicata nel tempo.
Poi tutti ci hanno guardati in attesa di lumi...
Il Don, forse suggerito dallo Spirito, per fortuna, ha rotto il ghiaccio dicendo «...I gruppi sono nati nell'ottobre del '93 non da un progetto, ma soprattutto dalla sensibilità di alcune famiglie già impegnate all'interno della Parrocchia, da acquisizioni provenienti da gruppi scout o da altre esperienze di formazione cristiana, da genitori di ragazzi impegnati nella Prima Comunione, che, aldilà della catechesi, sono stati valorizzati come famiglie ricche già della loro esperienza di vita ed infine dal Corso per fidanzati che a quel tempo seguiva strettamente la direttiva diocesana.»
Poi ha cominciato a stupire elencando i nomi da lui trovati per delineare i vari insiemi: da Aquila e Priscilla a Cana, Ecbatana e Nazaret...(più tardi, infatti, i nostri amici bolognesi ci hanno detto che il loro si chiamava banalmente "Gruppo Giovani Famiglie").
Ha continuato «...Attualmente vi sono tre poli di lavoro: un gruppo nutrito di sposi già esperti di vita matrimoniale (Aquila e Priscilla) e gruppi di giovani sposi (Cana), l'accompagnamento al Matrimonio diviso in Corso per fidanzati "ordinario" (due all'anno, dieci incontri, più quello con il Patriarca), ed uno "più lungo ed approfondito" (Ecbatana) per coppie che non hanno ancora deciso la data delle nozze (questi due ultimi vedono di supporto, oltre al sacerdote, delle coppie di animatori proprio in funzione del loro patrimonio di vita vissuta) ed infine il Progetto Nazaret, genitori coinvolti nella catechesi dei ragazzi con intensificazione a gruppetti di ascolto nelle case ed accompagnamento alla preghiera nel periodo di Avvento e Quaresima.»
Poi i Molina hanno raccontato un po' del loro vissuto come coppia, sottolineando quanta difficoltà a volte si faccia per trovare del tempo da dedicare al lavoro, alla famiglia, ai figli adolescenti, ai gruppi e di come, dopo una formazione di quattro anni, sono stati mandati allo sbaraglio all'animazione dei primi Corsi per fidanzati, senza ausilio costante del sacerdote.
Tempi in cui si seguiva esclusivamente, come già esposto da Don Marco, il percorso diocesano.
La ventata di novità è stata data solo al momento in cui è arrivato in Parrocchia quello che Don Mario Cocchi ha definito "il Buldozer" e cioè Don Marco Scarpa, un giovane prete inesperto, ma particolarmente "dotato di tenacia".
Ha ripreso la parola il Don: «Da sempre nella nostra Parrocchia ed a livello Diocesano (vedi Marco C'è nel Granello di Senapa) si è cercato di dare delle risposte ed uno spazio di valorizzazione alle coppie e per questo sia l'Assemblea Diocesana in ottobre, che la Festa degli Sposi con il nostro Vescovo a gennaio sono da molto tempo le tappe che riuniscono e danno l'impostazione generale del cammino.
Nel lavoro che viene svolto nei gruppi famiglie, 350 ad oggi, comunque non c'è altra spiritualità se non quella di seguire Gesù e la traccia deve unicamente rimanere questa per arrivare a comprendere l'identità matrimoniale.
All'inizio il tema trattato era esclusivamente quello matrimoniale, nel tempo questo argomento è stato usato per il Corso di formazione al matrimonio. Attualmente, comunque, i temi che vengono affrontati negli incontri sono poco determinanti, mentre è importante il filtro attraverso il quale devono passare e cioè la vocazione degli sposi (quest'anno si è seguito il tema suggerito dalla Diocesi e cioè "La Speranza"). Questo è più facile a dirsi che a farsi; infatti, spesso anche nella "lectio divina" dei brani scelti dalle Scritture non è facile ricollocarsi sempre nella dimensione sponsale.»
Quando è toccato a noi Franceschini di parlare, Renzo, mio marito, ha magistralmente aggirato l'ostacolo chiedendo ai presenti più che di ascoltarci, di chiedere quello che a loro poteva essere d'interesse.
I corticellesi ci hanno domandato di spiegare con più dettagli il modo in cui vengono gestiti i Corsi di preparazione al Matrimonio (per loro gli incontri sono solo sei) e con quali stratagemmi riusciamo a tenere sveglie la sera le giovani coppie.
La risposta è stata che durante il corso (soprattutto nei primi due incontri) si cerca di spiegare a loro che non si tratta di lezioni in cui c'è un relatore, mentre tutti gli altri stanno solo ad ascoltare, ma si vuole la partecipazione attiva di ciascuna coppia (in tal senso sono stati pensati da Don Marco dei momenti di "stimoli" sotto forma di gioco), perché tutti siano protagonisti, si confrontino e creino legami con gli altri, accomunati dall'intento di celebrare le loro nozze in Chiesa.
Sono rimasti colpiti dal fatto che anche qui da noi la provenienza di questi giovani è anche da altre parrocchie e che l'accoglienza è per tutti, in qualsiasi punto del cammino spirituale si trovino (si è sottolineato che molti già convivono e che l'età media è piuttosto alta).
Abbiamo detto quanto importante e ricca sia la traccia delle Sacre Scritture e come, grazie al nostro abile e istrionico Don, riusciamo a far digerire passi interi dell'A.T. come il Cantico dei Cantici.
Ci hanno chiesto come vengono seguite queste coppie di sposi dopo il Corso (gruppi Cana) perché per loro la mortalità agli incontri è molto alta, anche per i più attivi in parrocchia, che sembrano sparire dalla circolazione in quella fascia di età, non riuscendo a coinvolgerli nel loro Gruppo Giovani Famiglie.
Noi abbiamo detto che gli animatori hanno soprattutto il compito di coccolarli tenendo sempre vivi i contatti e cercando di aggregarli e che, stiamo attualmente lavorando, in base a cosa ci suggerisce l'alchimia dei gruppi attuali, per far in modo che partecipino con assiduità anche alla celebrazione eucaristica.
Non siamo bravi, dipende da chi partecipa attivamente, aldilà dell'argomento trattato, che può essere proficuo per un anno, mentre non adatto al gruppo dell'anno successivo.
A questo punto anche il Gruppo Giovani Famiglie, attraverso una mamma portavoce, è riuscito a portare il suo contributo, spiegando che è composto da circa trenta famiglie (come Aquila e Priscilla), che da 10 anni si trovano una volta al mese la domenica pomeriggio (come Aquila e Priscilla) e che cercano di dare attraverso questi incontri dei momenti di formazione (come Aquila e Priscilla).
La loro difficoltà sta nell'inserire in questo altri gruppi che svolgono attività all'interno della Parrocchia. Ognuno lavora a compartimenti stagni tenendosi a debita distanza, mentre ci sarebbe l'esigenza di un intreccio.
Noi abbiamo suggerito che la trama dei momenti di presenza in Parrocchia sta per noi diventando sempre più fitta perché siamo legati a più gruppi contemporaneamente, anche attraverso l'animazione delle coppie ed le attività dei nostri figli.
Un altro motivo di curiosità da parte cortellese è stato sul come il Catechismo dei figli diventi motivo di aggregazione per i genitori e come funziona la catechesi nelle case.
Don Marco ha spiegato che vengono sensibilizzati i genitori ed aiutati a capire che la Parrocchia è un supporto al compito che la famiglia stessa ha nei confronti dei figli nell'educazione cristiana e l'Eucarestia diventa motivo per tutti i componenti di festa, dialogo, condivisione e carità più che un evento prettamente consumistico; in certi periodi dell'anno poi, attraverso la disponibilità di alcuni e con l'ausilio di testi rivisitati ed adattati dalle famiglie ai ragazzi, si fa in modo siano i piccoli (partecipa il 75%) a dare contributo alla Lectio Divina delle Scritture attraverso le loro semplici, ma a volte acute e sconcertanti osservazioni.
Siamo stati talmente convincenti ed entusiasti nell'esporre da mandare in depressione i nostri ascoltatori, i quali attraverso i loro sguardi hanno comunicato: «Noi , non ce la faremo mai ad essere in gamba come loro!».
Al che Don Marco ha cominciato a ridimensionare dicendo:«Non crediate che funzioni tutto e sempre! Anche per noi ci sono continui ostacoli, arrabbiature, momenti di apparente sconfitta; certi eventi lasciano il segno e ci vuole tempo a digerirli, confidiamo anche nel fatto che sia il Signore poi a metterci lo zampino...».
Adriano Molina ha giustamente confermato che a volte non ci vuole fretta e paura di ottenere dei risultati a breve o fare per forza "qualcosa", ci sono dei tempi tecnici da rispettare.
Avremo potuto andare avanti ancora, ma era quasi l'ora di cena e la giornata si è conclusa con un'altra preghiera detta dai piccoli a tavola attorno alla quale ci siamo trovati volentieri.
Ci siamo lasciati con l'invito di venirci a trovare a Carpenedo con Don Mario.
I nostri amici sembravano scontenti della scarsa partecipazione dei giovani, ma in realtà a tavola erano più i bimbi che i grandi...forse c'è solo da aspettare ...che crescano un po' !!!
Abbiamo concluso la serata in debito con Suor Cristiana (una giovane donna molto stanca, ma con lo sguardo pieno di determinazione) presso la Casa della Carità, che accoglie attualmente una trentina di disabili piuttosto gravi, la quale ci ha invitati a ritornare a fare loro una visita, certa che aiuterebbe gli ospiti così bisognosi di cure ed affetto.
Non ci resta che tornare...questa volta soprattutto per ascoltare, imparare e condividere.
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